Ma ora si fa sul serio: ci avventureremo in una prima digressione di storia militare, argomento che tutti amiamo (con "tutti" si intende in uno scenario in cui l'umanità si sia estinta e l'unico sopravvissuto sia io).
QUEL 10 GIUGNO 1940
Siamo nell'Italia fascista, anno 1940, mese giugno. La Seconda Guerra mondiale infuria da 9 mesi e il nostro alleato, la Germania di Hitler, ha conquistato con una serie di operazioni-lampo Polonia, Norvegia, Danimarca e BeNeLux e sta devastando la Francia, il cui esercito -considerato fino ad allora il più potente del mondo- sta sfasciandosi come la vostra faccia sotto i miei cazzotti allenati in anni e anni di risse immaginarie.
Entriamo nella mente di Benito Mussolini: fino ad ora l'Italia è rimasta fuori da quella
Il Duce ricorre al fisico per intimorire gli inglesi |
Ma qualcosa sta cambiando nei pensieri del Duce: il suo amico Hitler sta vincendo ovunque,è ora che l'Italia scenda in campo e tiri qualche fucilata qua e là, in modo che il mascellone mussoliniano possa figurare accanto al germanico baffetto al tavolo dei vincitori e rivendicare il suo bottino.
Checchè ne dicano i fascisti di internet, Hitler nel '40 non desiderava affatto l'entrata in guerra dell'Italia e non c'è motivo di credere che "avrebbe invaso l'Italia" se noi fossimo rimasti neutrali.
La decisione di entrare in guerra è una colpa che ricade sulle spalle di Francia e Inghilterra (per la loro cieca politica anti-italiana dopo il '36) e soprattutto di Mussolini, unico arbitro dei destini della Nazione.
È logico: chi meglio del Duce poteva conoscere le condizioni pietose del nostro esercito, della nostra industria, financo la stessa mancanza di materie prime che attanaglia da sempre l'Italia?
Eppure, quel 10 giugno 1940, Mussolini si affacciò dal fatidico balcone e pronunciò la sua dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra, convinto che la guerra sarebbe durata poco, pochisimo, tentando l'ultimo di una lunga serie di bluff: il più grande, il più tragico.
LE IMBARAZZANTI OPERAZIONI MILITARI
Con la Francia sul punto di crollare e gli inglesi rintanatisi oltre le nebbie della Manica, lo scenario di quei giorni era comunque molto favorevole all'Italia. Sarebbe bastato giocare bene un paio di mani per portare a casa, forse, tutto il tavolo.
Questi sono, secondo me (ok, ok... "secondo i libri che ho letto"), i "punti caldi" contro cui si sarebbe dovuto scagliare il gagliardo e virile italico ardore:
- MALTA. In mano agli inglesi, rappresentava una gargantuesca minaccia per la nostra Marina e ostacolava i collegamenti con le nostre colonie. Churchill, pur essendo ostinato e cocciuto come un asino grasso e alcolizzato, si era già rassegnato a perdere quell'isola, così indifesa e vicina all'Italia, entro la prima settimana di guerra.
- L'EGITTO. Con la potente Marina italiana che avrebbe potuto e dovuto dominare il Mediterraneo, per gli ingelsi era estremamente difficoltoso inviare rinforzi in Egitto. Un attacco rapido e deciso avrebbe forse permesso ai nostri soldati di festeggiare il Natale sul Nilo con 60 anni di anticipo su Boldi e De Sica.
- LA TUNISIA. La Tunisia, dominio francese, rientrava da sempre nelle ambizioni coloniali italiane. Il confine tra la Libia italiana e la Tunisia francese era difeso dalla potente linea del Mareth, ma con la Patria allo sfascio come la vostra faccia ecc. ecc., i "cugini" francesi avrebbero veramente trovato la forza di difendere la loro colonia?
- LA FRANCIA. Hitler aveva tanti difetti (ora come ora non me ne viene in mente neanche uno) ma non era un fesso. Aveva già da tempo proposto un attacco concordato italo-tedesco che, partendo dal sud della Germania, avrebbe puntato direttamente al cuore dell'Exagone.
- IGNORO' TOTALMENTE MALTA. Nè il primo giorno, né la prima settimana, né i sei anni di guerra videro un tentativo italiano di occupare l'isola. Tutto il mondo si aspettava la caduta di Malta in poche ore. Nulla. Tedeschi e giapponesi iniziarono già da allora a pensare "la prossima volta senza l'Italia"; Churchill, che non era uno sprovveduto, traformò Malta in una roccaforte sicura per la Marina e l'aviazione inglesi con conseguenze orripilanti per le nostre operazioni navali. La guerra nel Mediterraneo, appena iniziata, era già persa.
- IGNORO' L'EGITTO. Complice la morte del governatore della Libia, Italo Balbo*, e la sua sostituzione con l'incompetente Graziani, l'attacco contro l'Egitto fu rimandato con scuse ridicole fino a settembre, un regalo inaspettato per gli inglesi. Le operazioni durarono tre giorni: Graziani si accontentò di occupare Sidi el Barrani, un ameno villaggio che a confronto Cannara è una buona candidata al ruolo di capitale del mondo. Poi iniziò a costruire strade.
- ATTACCO' LA FRANCIA ATTRAVERSO LE ALPI. Un suicidio. Un errore inaccettabile dopo i seicentomila morti subiti dall'Italia nelle battaglie alpine contro l'Austria nel '15-18. Il suggerimento di Hitler, che -ripeto- era un pazzo ma non un coglione, cadde nel nulla. L'Italia doveva combattere la sua guerra, non elemosinare le idee dai tedeschi. Ci guadagnammo qualche migliaio di morti e l'occupazione di Tolone, una base militare importantissima da far invidia a Passaggio di Bettona.
- ATTACCO' LA GRECIA. Non c'era uno straccio di motivo per attaccare la Grecia,
un Paese simil-fascista che coltivava buoni rapporti con l'Asse. Ma
almeno abbiamo vinto? NO. Prendemmo botte anche dai greci, che non
conoscevano una vittoria militare dai tempi delle Termopili. Inaugurando
un'infelice leitmotiv della nostra guerra, dovettero intervenire i tedeschi per salvarci le chiappette dal "temibile" esercito ellenico.
Mussolini coordina le operazioni alpine |
Il colpo di testa più spettacolare rimane comunque la decisione mussoliniana di mandare 230mila uomini a combattere in Unione Sovietica (siamo nel '41), in una guerra tra giganti che non ci riguardava, avviando gran parte di quei coraggiosi verso la morte o la prigionia.
*L'aereo dove viaggiava Balbo era stato abbattuto da una nostra nave. Con questo non voglio dire che dovremmo lasciar perdere con le guerre, ma almeno farci un pensierino.
** I caccia mandati a combattere sulla Manica erano talmente penosi che alcuni kameraden tedeschi di buon cuore scongiuravano i piloti italiani di non volare con quei cosi.
CONCLUSIONE
Questo piccolo memento può servire a chi si diletta di storia contemporanea per ricordare che le nostre sventure in guerra non derivarono dal fatto che "Les italiens ne se battent pas", gli italiani non sanno combattere. Nè furono conseguenza esclusiva del pessimo armamento ed equipaggiamento di cui disponevano i nostri ragazzi.
Le colpe vanno ricercate molto più in alto, nella condotta assolutamente dillettantesca dei nostri Comandi che facevano capo ad un'unica figura: Mussolini, politico abile (gli va riconosciuto) ma militare incompetente, un uomo che volle farsi Napoleone ma che rimase sempre, tragicamente, un parvenu digiuno di Ars bellica.
I piani di guerra italiani indispettiscono il Fuhrer |
"Checchè ne dicano i fascisti di internet, Hitler nel '40 non desiderava affatto l'entrata in guerra dell'Italia e non c'è motivo di credere che "avrebbe invaso l'Italia" se noi fossimo rimasti neutrali.
RispondiEliminaLa decisione di entrare in guerra è una colpa che ricade sulle spalle di Francia e Inghilterra (per la loro cieca politica anti-italiana dopo il '36) e soprattutto di Mussolini, unico arbitro dei destini della Nazione"
Chapeau
In guerra bisogna esserci per poter giudicare. Io mi astengo
RispondiElimina